“IL TEATRO DEL SONNO”
12 ore di musica, teatro, danza, cinema e arte
TAPPA SECONDA - TEATRO COMUNALE DI CESENATICO
10 maggio 2008
"Per ritrarre il grido che ho sognato, per ritrarlo con le parole vive, con le parole appropriate, e per farlo passare, bocca a bocca e soffio a soffio, non nell’orecchio ma nel petto dello spettatore. Fra il personaggio che si agita in me quando, attore, mi muovo in scena e quello che sono quando mi muovo nella realtà, c’è una differenza di grado, certamente, ma a vantaggio della realtà teatrale. Quando vivo non mi sento vivere. Ma quando recito allora mi sento esistere. Che cosa mi può impedire di credere al sogno del teatro quando credo al sogno della realtà? Quando sogno faccio qualcosa e in teatro faccio qualcosa. Gli avvenimenti del sogno guidati dalla mia coscienza profonda m’insegnano il significato degli avvenimenti della veglia dove è la nuda fatalità che mi guida. Ora il teatro è come una grande veglia dove è la nuda fatalità che mi guida." Antonin Artaud
All’origine si radica l'idea che la realtà sia un luogo di immagini primigenie, di archetipi,
che hanno i loro calchi nel mondo fisico.
Il luogo delle immagini primigenie è il cielo, delle riproduzioni la terra.
In terra i confini per agire sono divenuti circoscritti, i gusti si sono alterati,
le persone sono state attratte dal consueto.
Ogni giorno riflettiamo su ciò che vogliamo dire e scegliamo il modo più giusto per dirlo,
per essere coerenti alla regola.
Erigiamo barriere che possano proteggerci dalle emozioni percepite fuori dalla ripetizione.
Così andiamo piano e smarriti abbandoniamo spesso noi stessi.
Poi dormendo ci rovesciamo. Il sonno ci fa cambiare angolatura.
Le prospettive usuali sono invertite, così come i termini consueti di attrazione e ripulsa.
I sensi e i sentimenti si confondono.
Nel sonno si risveglia il nostro sesto senso, l’onirico, che inverte l’esperienza degli altri cinque sensi.
Nel sonno, i pensieri non sono di taglio dritto, si avvicinano al cielo.
A volte però mantengono un rapporto stretto con il mondo della veglia.
Il risultato spesso è un cortocircuito che sembra avere presa su noi.
Ci confonde per un attimo. Ci indubbia e ci vuole guidare.
I sogni si offrono a noi come strumento di libertà.
Libertà di espressione e poi di trasporto nell'immaginario altrui.
Attraverso una logica paradossale l'onirico espande il territorio.
Fa riaffiorare ciò che di noi si trova sul fondo, sul nostro fondale.
Attraverso la sua logica paradossale ci apre al poetico, ci apre all'incontro.
Così fa l'arte: ci apre al poetico e cogliendo da un centro comune ci dice del cielo.