HIGHLIGHTS
Scenari urbani in formato A4
Continua “Scenari urbani in formato A4”. Il gioco consiste nell’inviare, all’attenzione del festival, un foglio formato A4 con un contributo (scritto, disegno, fotografia, collage ecc..) che rappresenti uno scorcio urbano reale (esistente o scomparso), di una qualunque citta'.
Città di Ebla - “Pharmakos” - movimento III - “Orizzonti del campo”
Un approfondimento sullo spettacolo vincitore del bando Nutrimenti per la Provincia di Forlì-Cesena, che verrà presentato al festival ESTerni, dal 20 al 30 Settembre 2007.
Nutrimenti è un progetto realizzato in collaborazione con
Comune di Terni
Regione Umbria
Provincia di Forlì-Cesena
NUTRIMENTI - i progetti vincitori e segnalati nella regione Umbria
Si sono concluse le selezioni dei 34 progetti di giovani artisti Umbri che hanno partecipato al Bando di produzione. dopo una accurata selezione sono stati scelti per la categoria A: Virginia Virilli con il progetto- spettacolo Micamadonne (SPOLETO) per la categoria B: le stagioni dell'architettura di Riccardo Belinci e Carlo Scolari (TERNI)
sono poi stati selezionati altri due progetti di artisti giovanissimi : La terra è ancora vicina
di Francesco Ciavaglioli e Ivan Frenguelli (PERUGIA) e Restauri di Francesco Ferri (FOLIGNO)
E' stato poi deciso di realizzare un progetto speciale site specific con l'artista Diletta Boni
dal titolo La figlia di maria (H.C.) (TERNI).
Tutti i lavori prodotti, assieme al progetto di Città di Ebla (vincitore della provincia di Forlì-Cesena), sarà possibile incontrarli all'interno della programmazione notturna del dopofestival di es.terni festival internazionale della creazione contemporanea che si terra presso il centro di palmetta dal 20 al 30 settembre 2007
Di seguito le schede dei lavori prodotti:
Categoria B vincitore:
Le stagioni dell’architettura. Installazione di Riccardo Belinci e carlo solari (TERNI)
Il progetto mira ad un’educazione sentimentale volta alla sensibilizzazione verso la natura.
Per fare ciò il risultato non deve essere un progetto auto-referenziale ma deve comunicare questo messaggio a tutti ed essere compreso da tutti.
È uno spazio dove l’impronta evidente è il dialogo fra uomo e natura attraverso la capacità di far convivere l’architettura e la natura in un rapporto armonioso di collaborazione.
La rete metallica disegna nello spazio la forma iconografica della casa.
Ad ognuno la libertà di piegare e tagliare questo guscio, creando passaggi, aperture o piani, secondo i propri desideri. (alla natura…)
All’esterno cresce una pianta rampicante, come Parthenocissus quinque-folia o vite americana, che avvolgerà con il tempo l’intera struttura.
I protagonisti alla pari sono dunque due: l’artificio umano che definisce la forma spaziale, e l’impulso vitale della natura che, attraverso i suoi cambiamenti ciclici, completa l’ambiente generando emozioni, attraverso i colori, gli odori e mutando col tempo delle stagioni.
La crescita e il mutamento dello spazio nel tempo diventano le variabili secondo le quali il progetto evolve in un’opera che, come la vita, non è mai finita.
Categoria A vincitore:
Micamadonne (SPOLETO)
scritto e diretto da Virginia Virilli
suono Stefano Zazzera
collaborazione alla scelta delle musiche Dario Della Porta
costume di scena Sarina Nardi
Un lavoro sulle prime forti voglie e dolori d’infanzia, dei primi anni di vita. Sugli occhi più aperti e registranti, i primi allarmi di corpo, dita e unghie di otto anni che toccano e incidono tutto - sostanze, umori, giudizi, contorni. Sui suoi contenuti e voci che più si distanziano dalle fioriture commoventi di infanti deboli e passivi da proteggergli le ossette, da ciò che oggi si legge ovunque, dai sorrisi sulle riviste degli appena-nati, sui libri di consigli, sulle lettere di parenti che non li fanno accostare quasi
mai a dolori, baci, vizi, corpi nudi e riducono il loro mondo a niente.
Invece una prima porzione di vita attiva, interiormente mossa ,che non va totalmente protetta, che si accorge, che sa difendersi, esplorata con la scrittura e il corpo esclusivamente attraverso momenti e rifugi appartenuti a tutti, riposini pomeridiani sul letto di nonna, sottotavolo, docce della piscina, tutte e due le ginocchia sgrugnate, la sua furia ladra è preziosa, ha forze inedite, ginniche da pennello, si muove con potenza e grandi ironie su emozioni concrete, con un linguaggio che sputa, che dipinge relazioni e fremiti in pochi secondi, violenta e poi subito via, butta via oggetti contatti sudori, ha torsioni che si accostano molto all’arte.
È una fabbrica molto autonoma.
Selezionati:
1) La terra è ancora vicina (PERUGIA)
di Francesco Ciavaglioli e Ivan Frenguelli
Riprese, montaggio, animazione e regia di Francesco Ciavaglioli e Ivan Frenguelli
Suoni e musiche a cura di Daniele Bertinelli, Francesco Ciavaglioli e Ivan Frenguelli
Con Daniele Bertinelli, Jonathan Capriootti, Francesco Farneselli, Elisa Fuso, Valerio Niccacci, Marco Pagnotta, Diletta Rondoni
Testo di Francesco Ciavaglioli e Ivan Frenguelli
La frase che da il titolo al nostro lavoro ha un doppio contenuto, una duplice direzione sullo stesso sentiero. La si può vedere sia come una necessità di restare vicini al terreno, alle radici di un uomo di carne, nel seno di un'umidità madre, sia, all'opposto, come la dichiarazione di un cammino ascensionale, che vede nella prossimità della terra non una dimora né una consolazione, ma il segnale di un cammino ancora lungo all'orizzonte. In questa doppia ottica si susseguono diversi video ognuno dei quali contiene un'immagine combattuta, delle machie i cui duelli si consumano in penombra. Non si sa se ad avere la meglio sarà l'uomo o la bestia, il gigante, l'eroe o un dio, la prossimità del pericolo né rende superflua la natura e l'esito. Questo lavoro nasce non tanto da ciò che la pittura, che da anni ci ha tenuto con se e nel cui seno operiamo, non poteva più fare per noi, ma da ciò che la pittura ci ha suggerito, cioè la possibilità che l'azzeramento, la distruzione stessa di un'immagine, potesse creare un territorio nuovo e virginale su cui far ricrescere altro. Questo ci ha imposto un nuovo orizzonte in cui addentrarci, che comportasse un rischi e un’esposizione maggiore. Ricreando, anzi aderendo al sistema naturale vita-morte-vita, questo lavoro va a porsi come alternativa o meglio riprende le mosse dalla natura per rendersi anti-naturale, disumano. Ora questa distruzione dell'immagine non va presa letteralmente o storicamente come nell'antica contesa tra iconofili e iconoclasti, ma piuttosto come un principio vitale dell'arte: essa vive, come la fenice, delle sue ceneri, e solo sulle sue ceneri può innestare nuovi getti. Questo dunque impone un superamento delle categorie dialettiche di scontro, non per raggiungere un fantomatico altrove, un'alterità, ma per raggiungere un'ulteriorità. Come una pira assolve al suo dovere nel momento in cui è cenere, così questo lavoro, puntando il dito sul dominio di questa lotta, tenta di aprirsi distruggendosi e lanciando grida di giubilo dalla notte.
2) Restauri (FOLIGNO)
di:Ferri Francesco,
Mustaan Omar, Adriani Andrea, Ludovica
Savio. con: Ferri Francesco e Ludovica Savio; musiche: Mustaan Omar; scene e luci: Adriani Andrea; regia: Ferri Francesco.
Un dialogo onirico, un lavoro che si muove per immagini in
cui parola e musica si fondono come carne e sangue. Da un
lato la fissità velata di Demetra, la spiga, il pane, dall'altro Dioniso, l'uva, il vino; e in terra come fosse
polvere stantia, la farina, sulla quale si imprimono i passi, si posano i corpi... ne restano tracce... l'impronta del
divino sull'uomo... il calpestio degli dei che è quasi un
impastarsi della vita.
PROGETTO SPECIALE installazione/allestimento site specific Centro di Palmetta
La figlia di Maria (H.C.) (7ERNI)
Capita che i nostri occhi si chiudano e che lo sguardo si rivolga all’interno, ai luoghi poco frequentati, alle stanze chiuse.
La lotta con le forze oscure che ne segue comincia con un rovesciamento, si svolge nel teatro di un hortus conclusus custodito da una dea terribile e si realizza con l’ingresso di una potente forza vitale. E’ un’iniziazione: sarà morte e sarà vita, il dolore sarà inevitabile.
Allo spettatore viene chiesto di guardare a questo processo in modo consapevole e gli viene offerta la possibilità di celebrare una sorta di rito, di utilizzare le forme e i colori del linguaggio dell’artista per vestire l’ineffabilità delle sue esperienze personali.
La figlia di Maria (H.C.) è un’opera che attende un interlocutore, lo riceve e lo guida all’azione partecipata necessaria al suo completamento. Nel corso di un evento previsto per la fine dell’esposizione essa, già modificata dall’intervento dei visitatori, si trasformerà in un oggetto diverso, nella testimonianza di un percorso/atto ormai compiuto.
Comune di Cesena